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Nuove Progressioni Orizzontali

Già in occasione dell’accordo del 29/06/2017 da noi non firmato dopo il giudizio negativo deciso nelle
assemblee del 20 Giugno 2017, avevamo espresso le seguenti considerazioni:
1) Nell’accordo manca completamente e naturalmente un riferimento a tutte le irregolarità
segnalate sulle progressioni dell’1/1/2016 e relativi provvedimenti.

Volantino su accordo PEO 2017(1)

Chiara Appendino: la bufala delle multe educative

Ancora una volta leggiamo sui mezzi d’informazione che grazie alla campagna Appendino i verbali per divieto di sosta sarebbero passati da 17.045 a 19.853 raffrontando il mese di Dicembre 2015 con Dicembre 2016, con l’aumento del 16%.

IL DATO VA LETTO NEL SUO COMPLESSO 

*I compiti GTT sono stati limitati dopo apposita sentenza?

Quindi paragonando l’anno 2015 con l’anno 2016 i verbali per divieto di sosta sono diminuiti di 41.917 pari al 10,7% Se a questo dato aggiungiamo le sanzioni per le norme di comportamento, i sequestri e i fermi, le notizie di reato, le persone arrestate… il quadro si completa:

A questo punto l’Assessora alla Polizia Municipale, oltre ad avere avallato con “accordo” unilaterale (Sic!!!) la nomina di 50 ufficiali, togliendo energie alla presenza sul territorio (e come se scomparisse un’intera circoscrizione di Vigili come la 10ª STC), quale programma complessivo persegue sui compiti e ruoli della Polizia Municipale di Torino, tenendo conto che i pani e i pesci li moltiplicava solo un personaggio con il quale neanche lei riesce a competere:
• Bisogna educare solo attraverso le multe per divieto di sosta comprese quelle dismesse da GTT?
• Fino a che punto l’educazione comprende l’uso dei telefonini, i semafori, le svolte, gli arresti ecc…?
• E i verbali sul commercio e regolamenti comunali?
• E i controlli di Polizia Amministrativa?
• E le notizie di reato e il rilievo dei sinistri stradali?

E ancora una volta le consigliamo di fare ben altro della semplice propaganda e della normale amministrazione per provare a lavorare sul modello Torino tanto decantato in campagna elettorale e non sul suo “Nuovo SISTEMA TORINO”, circondandosi di collaboratori che siano all’altezza e che non pensino solo a i loro interessi sia nell’insieme della macchina comunale che nella Polizia Municipale.

E NEL FRATTEMPO L’ELENCO NEGATIVO PROSEGUE:
1. Delibera su portaborse / staffisti e dirigenti assunti senza concorso per un costo complessivo di oltre €1.250milioni/annui (Compresa la proroga al Comandante)
2. Delibera su capo del Gabinetto (era categoria D1 alla cultura) a cui è stato dato il coordinamento di 15 P.O., 7 A.P. (categorie D5 e D6) e 122 impiegati: più potere e organico del Segretario/Direttore Generale
3. Delibera su risorse decentrate che avvalla i tagli di Passoni, gli € 400.000 alle P.O. gli € 200.000 alla ragioneria e che conferma l’impostazione della vecchia Amministrazione sui calcoli, sui revisori dei conti ecc.
4. Delibera sulla produttività dove ancora una volta manca il dettaglio su come viene calcolata
5. Delibera sulle assunzioni senza un minimo di prospetto sulle carenze e sugli esuberi da cui derivare un minimo di ragionamento e un minimo di criteri
6. Delibera su “ACCORDO UNILATERALE” per promuovere 50 Ufficiali con una selezione illegale rispetto alla legge Regionale e con chiaro intento di fare un regalo agli “amici degli amici”. Un consiglio ad Appendino che cuor di leone non ha avuto nemmeno il coraggio di firmare la delibera e a Rolando: una lettura dell’art 5 Comma 2 e art. 40 Comma 3 del Dlgs 165/01 non doveva crearvi qualche dubbio sempre che li abbiate letti e non come al solito copiato quanto scritto dal capo del personale.
7. La campagna educativa sulle soste ( anche quello dell’amico di Bono?) che ha fatto diminuire i verbali di più di 41.917 più quelli sulle norme di comportamento, nonostante le veline della stampa e che ha distolto centinaia di Agenti da altri compiti prioritari.
8. Nessuna linea programmatica seria sull’insieme delle problematiche della Polizia Municipale: organizzazione, organici, salute e sicurezza, sedi, vestiario, mezzi (siamo ancora in attesa delle auto), equo indennizzo e causa di servizio, TSO, compiti e ruoli, modello organizzativo, cause legali. E’ inutile scusarsi alla festa del corpo e continuare a non occuparsi del suo assessorato.

Tutti gli Assessori che l’hanno preceduta si sono presentati nelle varie realtà lavorative lei non è riuscita neanche a dedicare un tempo sufficiente a chi le ha chiesto un incontro. Radio scarpa dice che Lei sta riorganizzando il Corpo di Polizia Municipale con un gruppo clandestino di colleghi amici suoi… Sarà vero?

STIAMO ANDANDO SEMPRE PIU’ IN BASSO…
E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE?

Milano, la famiglia del vigile ucciso: “Quei 30mila euro di risarcimento un’offesa al ricordo di Nicolò”

I fratelli di Savarino, morto in servizio nel 2012, rifiutano l’offerta della compagnia assicurativa del Comune di Milano

Ritengono l’offerta “offensiva alla memoria di Nicolò”. Per questo i fratelli dell’agente di polizia locale Savarino – assassinato il 12 gennaio 2012 mentre faceva il suo lavoro – hanno rifiutato “la somma di 30mila euro, comprensiva delle spese legali”, proposta loro come risarcimento da Qbe Insurance, compagnia assicurativa che agisce per conto del Comune di Milano, di cui Savarino era dipendente.

Rocco, Santo e Carmelo Savarino, i fratelli di Nicolò, si sono rivolti all’avvocato Carmen Di Salvo. Venerdì, il legale ha scritto una lettera al Comune e alla stessa Qbe Italia per comunicare che gli eredi dell’agente – investito durante un controllo da un suv, guidato dal rom Remi Nikolic, allora 17enne – non avrebbero accettato i 30mila euro. “L’offerta è offensiva”, scrive l’avvocato. A indignare i familiari del vigile è anche il fatto che la compagnia assicurativa avrebbe comunicato di volere “risarcire con spirito benefico”, e non perché tenuta a farlo, presentando il proprio gesto come pura liberalità.

L’avvocato chiede a Palazzo Marino e alla compagnia di assicurazioni di “fare pervenire copia delle polizze assicurative tra il Comune di Milano e Qbe relative agli anni 2011-2013”, per verificare quali fossero i dettagli del contratto e gli eventuali importi da liquidare. Nel ricostruire le circostanze che portarono alla morte dell’agente, l’avvocato scrive: “La responsabilità è da imputarsi al Comune di Milano che non forniva radio, né cellulari di servizio adeguati”, e per questo “il signor Savarino non potè chiedere rinforzi nè preallarmare la Centrale”.

L’offerta dei 30mila euro, formulata oltre cinque anni dopo la morte dell’agente, segue un pasticcio fatto da Inail, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro. L’ente ha per qualche tempo corrisposto un assegno mensile ai genitori di Savarino. Ma alla morte dei due anziani – la madre è deceduta nel 2014, il padre l’anno seguente – l’avvocatura regionale dell’Inail ha preteso dai tre fratelli dell’agente la restituzione dell’importo, per 37.615 euro (la somma erogata) più gli interessi maturati.

Un sollecito del 7 marzo scorso, indirizzato ai fratelli Savarino, faceva riferimento al fatto che i defunti genitori del vigile prima di morire avrebbero firmato una liberatoria dichiarando di “non avere diritto a prestazioni da parte di enti gestori delle assicurazioni sociali”. Ma i fratelli di Nicolò non ne vogliono sapere di restituire i soldi, e anche su questo fronte hanno aperto un contenzioso.

Carmelo Savarino, 43enne dipendente di Rfi-Ferrovie dello Stato, commenta: “La nostra è una battaglia di principio. Nostro fratello è morto facendo il suo lavoro e questo deve essere riconosciuto. Parte dell’importo che ci sarà riconosciuto la vorremmo spendere in attività benefiche. Dopo la morte di Nicolò abbiamo dovuto subire troppe umiliazioni. I nostri genitori si sono lasciati andare, sono morti. Noi vogliamo lottare”.

Un’altra doccia fredda per i fratelli dell’agente fu la sentenza di secondo grado per Nikolic. Condannato in primo grado a 15 anni per omicidio volontario, la sezione minorenni della Corte d’Appello nel maggio 2014 ha ridotto la pena a 9 anni e 8 mesi, sostenendo che “la priorità del processo penale minorile è il recupero sociale del minore deviante”. Una scelta che i Savarino giudicarono “dolorosa”.

A seguire la famiglia è anche Adpl, associazione diritti e protezione dei lavoratori, nata in seno alla polizia locale. “I fratelli Savarino hanno affrontato anni di peripezie e lungaggini burocratiche”, dice Giovanni Aurea, presidente dell’associazione e delegato Rsu del Comune. “Con la collaborazione del sindaco e dell’assessora Carmela

Rozza, non in carica nel 2012, siamo venuti in possesso della polizza assicurativa, rimasta nascosta per anni. La situazione è poco chiara. Come lo è anche la posizione dell’Ufficio infortuni della polizia locale, che il mese scorso in prefettura ha dichiarato di essere a conoscenza solo della copertura Inail e nessun’altra copertura”. Al momento, ad avere risarcito i Savarino è stata la compagnia con cui era assicurata l’auto che ha travolto l’agente.

Marsala, i vigili e i carciofi. Dal comando partono le denunce: “Commenti diffamatori”

Diventa un caso la foto della macchina dei vigili urbani di Marsala carica di carciofi nel portabagagli pubblicata da Tp24.it nei giorni scorsi.

La foto, ritrae, in Via Salemi, un’auto dei vigili urbani stipata all’inverosimile di carciofi. In poco tempo è diventata virale, ed è girata tantissimo sui social, e su whatsapp. Su Facebook, poi, in tanti l’hanno condivisa, con commenti non proprio felici sui vigili urbani di Marsala, adombrando chissà quali retroscena, o ipotizzando chissò quali reati.

Tra l’altro, siccome la pubblicazione coincideva con il ponte del 25 Aprile – era un lunedì e molti uffici pubblici erano chiusi –  in molti hanno ironizzato sul fatto che magari quei carciofi i vigili se li stavano portando via per andarli ad arrostire, secondo le tradizioni della tipica scampagnata siciliana.

In realtà, come ha chiarito Tp24.it dall’inizio, molto probabilmente si trattava di un sequestro. E in effetti abbiamo ricostruito anche il contesto della foto, che – notizia – non è neanche di quest’anno, ma dell’anno scorso, il 2016. Era proprio un giorno festivo, e i vigili della squdra annona avevano sequestrato un ingente quantitativo di carciofi da un venditore ambulante, sprovvisto di autorizzazione.

Effettuato il sequestro, però, non era a disposizione, poichè guasto, il furgoncino che i vigili solitamente usano per trasportare la merce sequestrata – che solitamente poi viene distrutta, o, se l’origine è certa, destinata a istituti di carità – e allora hanno pensato bene di stiparli nei portabagagli delle auto. La scena, però, ha attratto la curiosità di qualche passante. Da qui, la foto che è arrivata alla nostra redazione ed è poi diventata talmente virale tanto da essere ripresa da Striscia la Notizia. 

Ma al Comando dei Vigili Urbani non è andata giù la modalità con cui molti, condividendo la foto su Facebook, hanno commentato l’operato dei vigili. “Noi lavoriamo tanto, anche i giorni festivi – dicono al comando – ci sacrifichiamo, e veniamo offesi in questo modo, come se quei carciofi li avessimo rubati o come se i vigili di Marsala sono sfaticati e delinquenti”. Da qui la decisione di denunciare tutti coloro che hanno abusato, secondo il comando dei vigili  urbani, della libertà di espressione. Sono un centinaio di persone, non pochine. E i vigili stanno cominciando a chiamare i diversi utenti di Facebook per risalire alla loro identità e poi sporgere denuncia. “Bisognava mettere un argine – commentano sempre al comando di Via Del Giudice – e quindi noi procediamo alla denuncia, poi il giudice stabilirà se siamo stati diffamati o no”. 

Tra i primi ad essere convocato, Antonio Angileri, attivista del Movimento Cinque Stelle, e candidato Sindaco nel 2015 a Marsala. “Mi ha sorpreso molto la convocazione – dichiara – perchè io, come tanti ho condiviso e commentato quella foto, ma non ho utilizzato espressioni offensive, non è nel mio stile. Piuttosto mi sono chiesto se magari si potessero configuare gli estremi di qualche reato…”. 

Preferisce non commentare la Comandante, Michela Cupini: “C’è un’indagine della Procura, non ho nulla da dichiarare. Noi stiamo procedendo all’identificazione di coloro che hanno fatto commenti offensivi, perché accettiamo le critiche, fa parte del nostro lavoro, ma a tutto c’è un limite”.

Non sapeva che fosse un vigile Botte all’agente: nigeriano assolto

I dettagli della vicenda

Un giudice ha assolto un extracomunitario fermato dai vigili in servizio mentre chiedeva l’elemosina. Il nigeriano aveva picchiato due vigili urbani in borghese che stavano svolgendo il servizio antiaccattonaggio. Ma il giudice monocratico Sonia Matarazzo ha assolto il nigeriano che aveva colpito con pugni al volto e al torace il vigile che gli chiedeva i documenti. Il 36 enne extracomunitario, difeso dal legale Giacomo Sorrentino, è libero dai reati di lesioni e oltraggio. In sostanza, ha argomentato il legale, l’uomo non sapeva che aveva a che fare con poliziotti, dato che stavano effettuando il servizio in borghese.

Schianto all’ingresso della città, vigile muore a pochi metri dal comando

Ecco i dettagli

La frenetica corsa in ospedale dopo lo schianto purtroppo non è servita. Quel tentativo disperato non ha salvato la vita a Marcello La Gioia, vigile urbano tarantino di 49 anni. Troppo gravi le ferite riportate dall’agente nell’incidente stradale in cui è rimasto coinvolto in mattinata mentre si recava al lavoro.
Marcello La Gioia si è spento nel pronto soccorso dell’ospedale Santissima Annunziata. Per la disperazione dei familiari e dei colleghi che per primi lo hanno soccorso.
La tragedia si è consumata poco dopo le 8, in via Magnaghi, proprio all’altezza di via Acton, dove ha sede il comando della Polizia Locale. L’agente era in sella al suo scooter che, per cause in corso di accertamento, è entrato in collisione con un bus del Ctp e poi con una Nissan Juke. Difficile al momento ricostruire la dinamica dello scontro avvenuto nei pressi di un incrocio dotato di semaforo. Il vigile urbano, però, ha perso l’equilibrio ed il controllo della sua moto, rovinando pesantemente sul selciato.
L’allarme è scattato immediatamente e sul luogo del sinistro si sono precipitati proprio i colleghi di Marcello La Gioia. Tra i primi a giungere direttamente dal comando della Polizia Locale, che dista poche decine di metri dal luogo dello scontro, il capitano Raffaele Maragno che ha prestato i soccorsi al collega. È stato lui a sganciare il casco, che l’agente indossava regolarmente, e a valutare le condizioni del ferito, apparse subito gravi. Sul posto è arrivata anche una ambulanza del 118 con i sanitari che hanno provveduto immediatamente a stabilizzare il ferito.
Il vigile tarantino è stato imbarcato nell’ambulanza per la corsa a sirene spiegate verso il nosocomio, dove Marcello La Gioia è giunto in condizioni critiche. I medici hanno davvero fatto di tutto per strapparlo ad un destino davvero ingiusto. Ma non c’è stato nulla da fare.
Il 49enne è spirato poco dopo il suo arrivo al Santissima Annunziata. La notizia della tragedia si è sparsa immediatamente in città, anche perché Marcello La Gioia, che lascia la moglie e due figliolette, era molto conosciuto e stimato. Ed è rimbalzata subito nel comando di via Acton dove si sono vissuti momenti di autentica disperazione.

La vigilessa coraggiosa che ha denunciato i potenti

Il fratello del sindaco aveva commesso abusi edilizi, ma lei non si è fatta intimidire e ha portato le carta alla Procura. L’hanno umiliata e cacciata via, ma oggi la giustizia è dalla sua parte

Avete presente la scena in cui un sindaco, sornione, dice a un commissario, attonito, che se chiude un occhio può fare carriera? E quello gli risponde pacifico: “Guardi che la mia ambizione è solo quella di fare il culo ai criminali”.

Beh, sì, è una roba da fiction, ma osservando cos’è accaduto a Lonate Pozzolo, e ascoltando le parole di Maria Cristina Fossati, il capo dei vigili cacciata perché ha fatto il suo dovere, sembra quasi di vederla. Ovviamente il sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta è ancora solo accusato di essere un corrotto, ma quanto ci ha detto la ex dirigente del comando dei vigili è comunque significativo.

Ho solo fatto il mio dovere – spiega Fossati – e non sto qui a fare festa. Penso che non sia mai una bella cosa quando un sindaco viene arrestato. Si tratta di una sconfitta civile per tutta la comunità. Però noi abbiamo fatto il nostro dovere, e sottolineo noi, perché il nostro è stato un lavoro di squadra”.

Maria Cristina Fossati, 58 anni, è dovuta andare via da Lonate Pozzolo perché non ha accettato di mettere la mordicchia ai suoi vigili urbani, che sanzionavano gli abusi fatti dalla società del fratello del sindaco. I pm l’hanno definita una rappresentante dello stato con la schiena dritta. “E’ una cosa che mi ha fatto molto piacere, noi dovevamo fare quei controlli perché questo è il mestiere che ci siamo scelti e lo facciamo con passione. In acumi capannoni c’erano degli abusi davvero grossi. Noi siamo anche funzionari di polizia giudiziaria  e ho fatto quello che dovevo fare, sono andata in procura”.

E poi c’è l’aspetto rassicurante della vicenda. Nonostante a Busto Arsizio ci sia il 50 per cento in meno di cancellieri, i magistrati e i collaboratori hanno lavorato sodo, i carabinieri e la guardia di finanza hanno fatto mestiere e adesso l’indagine sembra portare i suoi frutti, anche umani: “I magistrati ci hanno aiutato e consigliato, sono stati fondamentali, ci hanno fatto sentire che lo stato esiste”

E alla fine, anche quella rimozione ingiusta è stata contestualizzata: “Il confine tra le pressioni e le minacce, a volte, non è così facile da distinguere – osserva la Fossati -. Di certo ci sono state pressioni alternate a lusinghe. A un certo punto sono stata anche rimossa dall’incarico. Hanno scritto che in servizio il mio comportamento era stato insoddisfacente e lacunoso. Ma io ho fatto però ricorso al giudice del lavoro e a settembre ci sarà la prima udienza. Perché alla fine la giustizia esiste”